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Durante anni '20 del Novecento vengono organizzati i primi servizi radiofonici in tutte le società industriali avanzate. Uno fatto che diede, come più volte detto, grande sviluppo a tutta l'industria musicale mondiale, anche se in Italia essa si sviluppò in una situazione politico sociale particolare.

Da noi infatti la radiofonia nasce durante la dittatura fascista, le cui veline di Stato dovevano prima di tutto diffondere l'immagine di un'Italia priva di problemi e di preoccupazioni, ottimista per il proprio futuro, autarchica e autosufficiente sia a livello economico sia a livello culturale.

Ciò restrinse anche il campo della radio diffusione musicale, che doveva sottostare all'imposizione di italianità delle proprie trasmissioni. Le canzoni straniere, per esempio, andavano in onda solo se tradotte nella nostra lingua e interpretate da un cantante italiano.

Si incoraggiava invece la diffusione di canzoni di stile molto tradizionale, allegre e spensierate, dal contenuto spesso banale. Alcune canzoni di esse venivano scritte per esaltare le conquiste morali e materiali del popolo italiano e del suo capo, il duce Mussolini, a cui veniva attribuito un alone divino.

Tutto cambia dopo la II^ Guerra Mondiale, quando una radio più aperta favorì anche un autentico boom della musica leggera italiana. Le prime trasmissioni di musica straniera, quella censurata durante il fascismo, spinsero infatti la nostra industria a difendere il proprio mercato, per sostenere il quale si organizzò il primo Festival di Sanremo (1951), ancora oggi il principale evento annuale della musica leggera italiana.

Il genere musicale promosso dal festival era ovviamente conforme alla tradizione melodica italiana. Nilla Pizzi, prima vincitrice di Sanremo con "Grazie dei fior" che, insieme a Domenico Modugno e Claudio Villa, rimangono ancora oggi le icone storiche più conosciute delle prime edizioni del festival.

Successivamente, fine degli anni '50, il mercato italiano si apre agli stili del rock e del pop anglosassone. Nel 1958, lo stesso anno in cui Modugno canta "Nel blu dipinto di blu" (celebre in tutto il mondo come "Volare"), Tony Dallara lancia il brano musicale "Come Prima", una delle la prime canzoni rock italiane.

Da allora e per una quindicina d'anni il nostro mercato musicale si divide in due tipi di interpreti: da una parte i melodici, fedeli alla tradizione italiana, dall'altra i cosiddetti urlatori più aperti alle espressività e alla ritmica del rock americano, come Mina, Adriano Celentano, Rita Pavone e Gianni Morandi.

Negli anni '60 si sono susseguite altre due grandi innovazioni: la prima è caratterizzata dalla nascita dei primi gruppi beat italiani, coi quali il rock americano si mescolava con le novità del beat inglese, vedi Beatles e Rolling Stones. Tra questi gruppi italiani ricordiamo i Giganti, l’Equipe 84, i Dik Dik, i New Troll, i Nomadi ed i Pooh.

La seconda grande svolta è rappresentata invece dal successo dei cantautori che prendevano a modello i chansonniers francesi. Le loro canzoni erano costruite su melodie semplici, ma assolutamente non banali, e da un accompagnamento musicale spesso suonato dallo stesso cantautore.

Arrivederci

Tra i maggiori cantautori italiani di quel periodo possiamo citare Umberto Bindi, Gino Paoli, Luigi Tenco, Bruno Lauzi, Sergio Endrigo e Fabrizio De André. La loro tendenza musicale, oltre alla cura dei testi, fu quella di arricchire le loro melodie con raffinati arrangiamenti, prendendo anche spunto da stili molto diversi tra loro.

Durante gli anni '70 la musica di Lucio Battisti rappresenta una delle forme più originali del genere melodico italiano. Altri nomi importanti della musica italiana di tra gli anni '70 e gli anni '80 sono Claudio Baglioni, Antonello Venditti, poeti-cantastorie come Francesco De Gregori, Lucio Dalla e Francesco Guccini.

Negli anni Ottanta si sviluppa ancora nuovo un filone rock della musica italiana con Vasco Rossi, Ligabue e Zucchero. La musica leggera italiana è rappresentata anche da cantanti e musicisti che si ispirano al genere jazz, come Paolo Conte, o al genere blues, come Pino Daniele, o a modelli folk, come Angelo Branduardi.

Sono anche gli anni in cui i musicisti italiani adottano uno stile più attento alla scena internazionale e, così facendo, attirato l'attenzione del pubblico europeo. Numerosi sono stati gli interpreti di questa apertura. Tra questi citiamo Gianna Nannini, Jovanotti, Eros Ramazzotti, Laura Pausini.

Negli anni '90 si sono invece imposti grandi interpreti come Giorgia ed Andrea Bocelli, più attenti all’aspetto canoro delle loro canzoni. Gruppi musicali più recenti hanno invece percorso delle altre strade, rielaborando generi come il rock, il folk ed il rap, la cui influenza è sempre determinante nella creazione di nuovi stili.

Nel nuovo millennio le novità più evidenti nel campo della musica leggera italiana, ma anche internazionale, sono i talent show, una rivisitazione televisiva dei sempre sicuri e collaudati concorsi musicali. Questi sono però giocati su interpreti e autori dilettanti direttamente selezionati e giudicati da una giuria di esperti musicali e dal pubblico.

A questi sconosciuti viene consentita, sempre che superino le prove cui sono sottoposti, un'esibizione settimanale, dando cos' vita nel complesso ad uno show molto redditizio, viste peraltro le relativamente basse spese di produzione. Tra i nomi emersi da questi spettacoli ricordiamo Marco Mengoni, Noemi e Emma Marrone.

Diverso il discorso degli ultimi rapper italiani, i cui testi graffianti, provocatori e diretti sulla realtà in cui vivono delineano gli elementi di una nuova contro cultura giovanile. Il brano di Fabri Fibra ne rappresenta bene una parte di questa musica "alternativa" rispetto alla tradizione della musica leggera italiana.