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Per conoscere ancora meglio i "colori" strumentali di una orchestra (la "tavolozza sonora" di un compositore) ascoltiamo un brano di Benjamin Britten scritto per "guidare" i giovani alla scoperta di questo tipo di formazione. Puoi scaricare questa scheda di testo per seguire ancora meglio lo sviluppo tematico e timbrico del brano.

APPROFONDIMENTO: BREVE STORIA DELL'ORCHESTRA


Nell’antichità greca e romana la parola orchestra definiva lo spazio tra la scena e le gradinate, nel quale si potevano svolgere danze e in cui prendeva posto anche il coro, il personaggio simbolico rappresentante la collettività che riassumeva e commentava la vicenda, a volte anche dialogando con l'attore in scena.

Oggi invece con lo stesso termine si intende un gruppo strumentale variamente composto che, nel tempo, ha assunto caratteri molto diversi.

Nel Medioevo e nel Rinascimento non vi erano particolari indicazioni per far suonare insieme più strumenti: la musica vocale era considerata più importante e gli strumenti si limitavano ad accompagnare i cantanti o a ripeterne le melodie.

In molte edizioni musicali rinascimentali si leggeva: ”per cantare o sonare con ogni sorta di stromenti”, che, pur autorizzando l'esecuzione strumentale, sottolineava l'origine vocale del brano, le cui parti polifoniche conservavano infatti l'indicazione delle voci: Cantus (o Discantus o Superior), Altus, Tenor e Bassus.

I primi gruppi strumentali del rinascimento vennero chiamati anche concerti e non avevano una formazione fissa; solo verso la metà del XVII sec., quando si sviluppò una musica strumentale autonoma dalle voci, si cominciarono a chiamare orchestre insiemi di musicisti più o meno ampio con un prevalenza degli archi.

Fu così che nel periodo barocco il compositore A. Corelli, a Roma, scrisse composizioni per orchestra che venivano eseguite da un gruppo di archi che poteva arrivare a comprendere anche 100 musicisti.

In Francia J.B. Lully fondò i 24 violons du roi, la prima orchestra con una disciplina specifica che egli stesso dirigeva aiutandosi con un bastone. Agli archi, per rinforzare il suono, si affiancarono talvolta una coppia fiati nel registro acuto (flauto e oboi) e uno i quello grave (fagotto).

L’orchestra del periodo barocco dunque si ampliò e si diversificò in base alle necessità, mantenendo però una distinzione tra gli strumenti melodici (violino, flauto, oboe) e quelli di sostegno armonico (clavicembalo, organo, liuto) che, potendo suonare più note insieme, realizzavano accordi nello spazio sonoro tra i suoni bassi e quelli acuti.

orchestra barocca

A partire dalla metà del XVIII sec. l’orchestra si organizzò in maniera definitiva: al gruppo fisso degli archi si aggiunsero gli strumenti a fiato, dapprima due oboi e due corni, poi due flauti, due clarinetti, due fagotti. Quindi si unirono trombe e timpani. L’orchestra più famosa del periodo era quella della corte austriaca di Mannheim.

orchestra classica

I compositori che diedero maggior impulso alla musica orchestrale classica furono F.J. Haydn, W.A. Mozart, C.W. Gluck e, in seguito, L. van Beethoven, il quale aumentò il numero degli strumenti a fiato (tre corni nella terza sinfonia, quattro corni nella nona sinfonia) per poi usarne di nuovi (ottavino, controfagotto, tre tromboni nella quinta sinfonia) e rinforzare il gruppo delle percussioni (nona sinfonia). 

orchestra sinfonica romantica

L’orchestra romantica mantenne la base di quella classica facendo crescere il numero degli strumenti a fiato. Fra i compositori che sperimentarono nuovi strumenti nell’orchestra& e che si distinsero nell’ideazione di nuovi effetti timbrici sono da ricordare H. Berlioz, R. Wagner, G. Mahler e R. Strauss. Wagner introdusse l’utilizzo del cosiddetto ‘golfo mistico’, ossia la buca entro la quale l’orchestra prende posto nei teatri d’opera per migliorare l’acustica e per garantire la totale visibilità del palcoscenico da parte del pubblico. 

La musica del XX sec. è stata particolarmente ricca di stili e di tendenze diverse: anche l’orchestra si è adeguata alla sperimentazione dei compositori, accogliendo nuovi strumenti, nuovi modi di scrittura e una maggiore varietà nella scelta di arditi accostamenti timbrici. Vi è stato un notevole incremento delle percussioni e, dopo gli anni 1950, un sempre più massiccio uso degli strumenti elettronici (chitarra e basso elettrico, tastiere, suoni registrati su nastro magnetico od ottenuti con l’ausilio del computer).